Durante l’elaborazione di nuovi pezzi e servizi il 73,5% dei giornalisti italiani cerca informazioni sui siti web istituzionali e/o aziendali, mentre il 72,7% consulta anche gli articoli scritti da altri colleghi, il 48% controlla i social e il 47% si confronta anche con le enciclopedie online (Wikipedia, Biografie Online, Quora etc.). Sono questi i dati emersi dall’ultima edizione dell’indagine ‘Il giornalismo nell’era digitale’, la ricerca ideata da L45 – corporate relations, agenzia di PR e relazioni istituzionali milanese, arrivata quest’anno alla sua terza edizione.
Nei mesi scorsi, l’agenzia di PR guidata da Simone Guzzardi e parte di THE VAN GROUP, ha realizzato una ricerca, sottoponendo a duecento giornalisti italiani iscritti all’Ordine dei Giornalisti professionisti e pubblicisti un questionario su come gli strumenti digitali e in particolare i social network impattino sulla quotidianità del lavoro in redazione o per le strade, a cercare scoop e a realizzare servizi.
Social media importanti ma in calo
Il web è diventato uno strumento imprescindibile per chi svolge questo lavoro, tanto che solo l’1% afferma che non lo usa mai durante le sue ricerche giornalistiche. Al polo opposto, il 53% del campione intervistato, sostiene di utilizzarlo sempre. Diminuiscono rispetto al 2020 i giornalisti che utilizzano i social media per lavoro, nonostante ricoprano un ruolo importante nella loro ruotine quotidiana per l’88,9% dei rispondenti.
Facebook in discesa ma rimane il più utilizzato
Il social media che viene utilizzato di più per lavoro rimane Facebook per il 41% dei rispondenti, ma diminuisce di quasi quindici punti percentuali rispetto ai dati emersi nel 2020. Al suo posto aumenta l’importanza di LinkedIn e Twitter, piattaforme che vengono utilizzate come social primari rispettivamente dal 24% e dal 23% dei giornalisti.
Dove si trovano le notizie
Tra i social media più utilizzati per trovare le notizie spiccano Facebook (33%) e Twitter (30%), anche se il 18% dei giornalisti – fedele alla vecchia scuola del giornalismo – sostiene di non utilizzare nessun social network per trovare notizie.
LinkedIn si conferma il social più istituzionale
Quando i toni si fanno più formali per chiedere un confronto con un responsabile aziendale o per proporgli un’intervista, i giornalisti preferiscono usare LinkedIn (41%), mentre il 37% di loro non utilizza social media per contattare il top management dell’azienda, ma preferisce servirsi di applicazioni di messaggistica, delle care e vecchie e-mail oppure chiamare il diretto interessato telefonicamente.
“Da specialisti delle PR che si relazionano con i giornalisti tutti i giorni per noi è importante vedere come cambia la loro relazione con le fonti a disposizione”, dichiara nella nota Simone Guzzardi, Partner e Amministratore Delegato di L45. “I dati dell’ultima edizione ci raccontano che gli equilibri tra i diversi social media stanno cambiando: per la maggior parte dei giornalisti rimangono imprescindibili, ma rimane ancora molto forte l’attaccamento a un tipo di giornalismo più classico, fatto di incontri con le persone, mezzi di comunicazione tradizionali e ricerche su fonti accreditate come potrebbero essere i siti delle istituzioni o le enciclopedie online. Probabilmente è una reazione al periodo del ‘digitale forzato’ causato dalla pandemia. Alcune recenti ricerche confermano un trend negativo dell’utilizzo dei social da parte degli italiani, e da quanto è emerso dalla nostra ricerca sul giornalismo nell’era digitale anche i giornalisti stanno seguendo la stessa via”.