Di Blockbuster ne è rimasto solo uno: un unico negozio a Bend, nell’Oregon, dove è ancora possibile noleggiare per una notte l’intero inventario di DVD e videocassette per farsi un scorpacciata ininterrotta di film.
Ma l’insegna blu e gialla fa ben più che indicare un singolo punto vendita: è l’ultimo brandello esistente di un brand che ha forse ancora molto da dire ai consumatori di oggi. E che potrebbe assurgere a nuova vita, almeno ad ascoltare chi vorrebbe investire danaro per riportarlo ai vertici del mercato. Ovviamente ripensato nelle forme moderne della distribuzione in streaming e della proprietà decentralizzata, una DAO.
E questo è il punto di maggior interesse dell’intera operazione: non si sta parlando di un rilancio come quello di Postalmarket, brand storico ma non operativo da tempo, acquistato da una nuova società che sta tentando di riguadagnare il favoloso ‘tempo perduto’ pubblicando cataloghi con una social star in copertina. Qui una Decentralized Autonomous Organization (DAO) si è prefissa di ‘liberare’ Blockbuster dalle mani di Dish Networks (l’attuale proprietario) e dar vita a un produttore, sempre decentralizzato, di film originali in streaming e – potenzialmente – a molto altro.
“Our mission is to liberate Blockbuster and form a DAO to collectively govern the brand as we turn Blockbuster into the first-ever DeFilm streaming platform and a mainstay of both the Web3 brands and products, but a powerhouse in the future of the film industry”, scrive infatti su Twitter la DAO. Con quali soldi, viene da chiedersi, data la struttura decentralizzata dell’iniziativa? Con un crowfunding attraverso la cessione di NFT, del valore di 0,13 Ethereum l’uno (circa 500 dollari), si punta raccogliere i cinque milioni di dollari necessari a bypassare ogni altra offerta di acquisto – si parla di un proposta già arrivata da parte di un terzo pari a 1,8 milioni di dollari.
A parte l’assonanza del Brand – non si sa se casuale o alla base della scelta – con la blockchain che dovrebbe gestire l’intera operazione tramite le criptovalute e il possesso distribuito, l’operazione si basa, a detta della DAO, su basi concrete, che dovrebbero portarla, attraverso step successivi, dall’acquisizione della proprietà di Blockbuster alla distribuzione in streaming dei film o dei giochi prodotti sempre rispettando il principio della DAO e degli NFT rilasciati per finanziare ogni passo. Una roadmap strategica convincente, perché, come scrive su Twitter la BlockbusterDAO, “It’s time to bring stories back to the people and equity back to the artists”.
Ma quanto è fattibile questo progetto? È una visione, un’illusione o una truffa, uno ‘scam’ come si dice oggi su internet? Sembra un po’ presto per dare un risposta, l’operazione si è disvelata su Twitter alla fine dello scorso mese di dicembre: poco più di due settimane sono troppo poche per emettere una sentenza.
“A brand of the people should be owned by the people and governed by the people. Even the name, Blockbuster, lends itself to becoming a Web3 product“, ribadisce la BlockbusterDAO su Twitter.
Certo immaginare una competizione serrata tra il gigante di oggi del tech, dominatore attuale dello streaming video, Netflix, e il redivivo Blockbuster, alfiere dell’internet che verrà, è affascinante. Ma il progetto, a partire dalla volontà di vendere di Dish Networks per arrivare all’estremo affollamento del mercato mondiale dello streaming, non è privo di ostacoli da superare prima di arrivare a proclamare che un “massive DeFilm project will revolutionize the creative decision-making and financing of the film and television industries forever”.
Non dimentichiamoci che anche Apple, quando lanciò l’iPhone nel 2007, venne accolta tiepidamente dai mercati mobile dominati da Nokia…