Secondo le ultime tendenze del settore, avere una presenza online non è più sufficiente. Anche le aziende, i rivenditori e gli e-retailer italiani stanno ripensando le proprie strategie, per riuscire a tenere il passo dei competitor globali e, di conseguenza, soddisfare le esigenze dei propri clienti. Accelerare la trasformazione digitale, dunque, è essenziale, e diversi e-commerce stanno passando al modello marketplace. Ma cosa significa? Affronteremo questa tematica con Alfonso Catone, Country Manager Italia di MANGOPAY.
Ciao Alfonso, vuoi presentarti ai nostri lettori e raccontare brevemente il tuo percorso?
Buongiorno a tutti.Ho origini fiorentine e sono laureato in Economia, proprio a Firenze. Poco più di un anno fa, poi, ho preso un MBA alla Bologna Business School. La mia carriera è iniziata già mentre frequentavo l’università: nel 2016 sono tra i fondatori di JEFlo, una Junior Enterprise che si occupa di consulenza marketing e sales alle PMI fiorentine.
Dopodiché mi trasferisco all’estero per un paio d’anni. A Bruxelles ho lavorato per diverse organizzazioni, come Junior Enterprise Europe, di cui ero stato eletto vicepresidente. Ero parte del board esecutivo e mi occupavo di gestione e lobbying con la European Commission e con think-tanks, specialmente nel mondo dell’imprenditorialità giovanile.
Finito questo percorso ritorno in Italia ed entro in Amaris Consulting, una società che si occupa di consulenza tecnologica. Ricoprivo il ruolo di Business Unit Manager e lavoravo con multinazionali di diversi settori, dall’automotive al banking.
Finalmente, a novembre del 2020 entro in MANGOPAY come Country Manager Italia, quindi come persona scelta per aprire l’ufficio di Milano e lanciare le attività sul territorio. Oggi gestisco ancora l’ufficio milanese e tutto il territorio del Sud Europa, comprese Malta, Grecia e Cipro. Da gennaio sono stato selezionato per fare la medesima cosa anche sul mercato dell’Est Europa (Croazia, Slovenia, Slovacchia, Polonia).
L’obiettivo di oggi è quello di spiegare perché i siti di e-commerce stanno passando sempre più rapidamente al modello marketplace. Per inquadrare l’argomento, dunque, come potremmo definire un marketplace?
Un marketplace è una piattaforma online in cui si possono comprare prodotti o servizi da più rivenditori. Possiamo paragonarlo ad un vero e proprio centro commerciale online. È diverso da un e-commerce, poiché quest’ultimo prevede un unico venditore, un’unica azienda che commercializza i suoi prodotti.
Quali sono le strategie che dovrebbe adottare un’azienda per passare efficacemente al modello marketplace?
Un retailer o un brand che ha il proprio e-commerce e vuole andare a lanciare un marketplace, per prima cosa dovrà fare degli investimenti lato tecnologia. Chi possiede un e-commerce, infatti, vende unicamente i propri prodotti e in questo caso il focus è sul consumatore. Quando si parla di un marketplace, invece, il focus si va a spostare su quelli che sono i venditori. Di conseguenza, anche le tecnologie dovranno cambiare.
Sarà necessario, ad esempio, un sito o una piattaforma che permetta, in primis, all’acquirente di potersi registrare. E poi, al rivenditore, di poter caricare i prodotti e gestire quella che è la propria presenza sul marketplace.
Oltre a questo, serviranno degli investimenti lato pagamenti. Nel caso di un marketplace esistono tanti rivenditori: le transazioni dovranno essere gestite, sia per soddisfare le normative vigenti che quelle che sono le esigenze dei clienti. Oggi, secondo Casaleggio Associati il 48% delle aziende online afferma di voler migliorare proprio nell’ambito dei pagamenti.
Il terzo investimento riguarda le acquisizioni dei venditori. Per farlo c’è bisogno di un team che vada proprio ad acquisire nuovi rivenditori, a convincerli a vendere sul proprio marketplace e supportarli in ogni step.
È corretto affermare, quindi, che un marketplace è molto più conveniente per gli acquirenti? Non solo per la maggior varietà dei prodotti, ma anche per pagamenti e tecnologie. Esistono altri punti di forza che ha rispetto ad un e-commerce?
Verissimo, lato consumatore è molto conveniente. Vorrei sottolineare un dato fondamentale: il 98% dei consumatori italiani che ha acquistato online l’anno scorso, lo ha fatto almeno una volta da un marketplace. In Francia, invece, la percentuale raggiunge il 90%. Ciò fa capire come il consumatore italiano sia pronto per la transizione.
Dove sta il problema? Nel fatto che tra i primi 15 marketplace utilizzati nel nostro Paese soltanto tre sono italiani. Fortunatamente, oggi, ci sono diverse aziende che stanno andando in questa direzione e studiando soluzioni ad hoc.
Riguardo agli altri vantaggi, vorrei focalizzarmi su tre:
- La crescita. Un retailer, lanciando un marketplace, può andare a crescere notevolmente, aumentare il suo fatturato, il numero di clienti, il suo catalogo e così via. Un e-commerce, per commercializzare i suoi prodotti ha bisogno di un magazzino e di partner per la logistica. Ciò non accade a livello di marketplace, perché è possibile continuare a vendere i propri articoli e aggiungerne di nuovi in qualunque momento.
- L’efficientamento dei costi. I marketplace, solitamente, prendono una percentuale su ciò che viene venduto dai rivenditori. Quei fondi, quindi, possono essere utilizzati per finanziare la parte di marketing, gli ampliamenti di personale, di logistica e tutto ciò che è necessario.
- La diminuzione dei rischi. Si dice spesso che l’e-commerce permette di vendere in tutto il mondo. È vero ma in parte. Se vendo i miei prodotti e sono responsabile di magazzino e logistica, di conseguenza, devo essere in grado di gestire tutto ciò che quella parte comporta. Se voglio vendere in un altro Stato avrò bisogno di ulteriori canali di logistica, di magazzini eccetera. Utilizzando un marketplace, invece, posso avere dei rivenditori locali che vendono al consumatore del luogo senza bisogno di magazzini, partner di logistica e spese legali, riuscendo, allo stesso tempo, a far conoscere il mio brand anche in un’altra realtà, senza rischi.
Ma veniamo alla tua esperienza personale. Sei in MANGOPAY dal 2020 nel ruolo di Country Manager Italia. Di cosa si occupa questa realtà nello specifico?
MANGOPAY è una soluzione di pagamento specializzata nel mondo dei marketplace e del crowdfunding. È un’azienda francese che nasce nel 2013, proprio da un marketplace, che aveva bisogno di gestire i propri pagamenti in modo specifico.
Oggi è un’azienda che ha raggiunto più di 2.500 clienti in Europa, fra cui Vinted, Wallapop, Tenuta Bene (Unipol) e tanti altri. L’anno scorso abbiamo gestito, in volumi, 8 miliardi e mezzo, l’obiettivo di quest’anno è arrivare a 13, per cui è anche un’azienda in crescita.
Quando sono entrato in MANGOPAY, era una realtà con circa un centinaio di dipendenti, oggi ne conta 260. Abbiamo poi avuto la fortuna di essere stati acquisiti a febbraio da Advent, uno dei principali fondi di investimento americani, che investirà altri 75 milioni di euro nei prossimi tre anni, con l’obiettivo di farci diventare un unicorno di qui a breve.
Quali sono i vantaggi della vostra piattaforma? Quali funzionalità offrite?
Il fatto di lavorare in questa nicchia fa sì che il nostro prodotto sia ad hoc per questo tipo di mercato. Gestiamo tutto in modo 100% white-label: né l’acquirente né il venditore si interfaccia mai con MANGOPAY. La user experience, quindi, è lasciata completamente alla piattaforma.
Come? Tramite API, un’interfaccia che va a gestire i fondi e tramite wallet. Semplicemente, tramite i nostri wallet, siamo in grado di gestire i fondi e metterli su un fondo garantito e sicuro. Naturalmente, ci occupiamo poi di inviare il denaro in uscita sul conto corrente dei vari venditori, in tutto il mondo. L’anno scorso, ad esempio, abbiamo acquisito e inviato fondi in 160 Paesi.
Un’ultima domanda: dopo due anni piuttosto anomali, caratterizzati dalla pandemia, come vi siete rialzati e quali sono le prospettive per il futuro?
Guardando i numeri di MANGOPAY in Italia, fra il 2019 e il 2020 abbiamo perso più o meno il 30% di quelli che erano i nostri volumi. Fortunatamente il mercato si è ripreso, e anche durante la pandemia ci sono stati diversi investimenti governativi che hanno aiutato la digitalizzazione dei pagamenti in Italia.
A livello di trend sul mercato, invece, ne vedo principalmente due. Da una parte quello del marketplace B2B, quindi, la digitalizzazione delle imprese. Ci sono tanti operatori del genere sul mercato italiano. Dei nostri clienti, nel 2021 il 30% sono stati marketplace B2B. Solo il 12%, però, oggi, effettua transazioni online. Ciò tuttavia sta cambiando, e credo che sarà un trend fondamentale, che aiuterà molto le imprese.
Il secondo trend riguarda il settore del crowdfunding. Oggi in Italia, il mondo della finanza alternativa è un punto di riferimento per le startup e le PMI, per finanziamenti, equity e così via. Con il Regolamento che arriverà a novembre 2022 ci sarà la possibilità di fare crowdfunding in tutta Europa, step chiave per la crescita del settore.
Oltre a questi, infine, c’è quello legato a MANGOPAY. Come già detto, con Advent, puntiamo a raddoppiare il nostro personale di qui ai prossimi due anni e, di conseguenza, effettuare grandi investimenti, anche a livello di prodotti. Giusto per concludere con un numero, nel 2021 siamo cresciuti del 150% sul mercato italiano a livello di volumi: ciò dà un’idea anche della situazione corrente nel nostro Paese.
Intervista condotta e realizzata da Clarissa Mingardi, redattrice FocusEcommerce e FocusMO