Xtribe, che grazie a un geomarketplace incentiva il commercio di prossimità, offre una scelta contro gli sprechi che incentiva le relazioni di vicinato e fa anche bene all’ambiente.
Da un’analisi sui 700.000 download di Xtribe, è emerso che negli ultimi 3 anni è aumentata del +15% la tendenza a ricorrere alla modalità del baratto. Tra i prodotti più scambiati vi sono videogame, libri e strumenti musicali.
Il collezionismo di oggetti e opere d’arte è un’attività praticata dall’uomo fin dall’antichità che, nel corso dei secoli ha avuto uno sviluppo connesso con l’evoluzione sociale e culturale delle varie epoche. Sarà capitato a tutti di vedere bambini che si scambiano le figurine per completare il proprio album. Il collezionismo può interessare gli oggetti più disparati: francobolli, tessere telefoniche (quando ancora esistevano le cabine telefoniche); libri e fumetti, oggetti di tecnologia, bottiglie di vino. La passione per il collezionismo è diventata per qualcuno una vera e propria professione, per altri invece l’interessamento si è affievolito e gli oggetti che un tempo erano motivo d’orgoglio, si sono ridotti a oggetti ammucchiati, più o meno bene, in qualche angolo remoto della casa.
Una soluzione per trovare nuovi pezzi da aggiungere alle proprie collezioni o per evitare lo spreco di risorse e dare nuova vita agli oggetti caduti nel dimenticatoio c’è e la fornisce la app Xtribe (https://www.xtribe.com/) che, grazie a un geomarketplace, permette a commercianti, privati e professionisti di vendere (oltre che di noleggiare e barattare) i loro prodotti e servizi a persone che si trovano nelle vicinanze.
Dal 2019 ad oggi, tra le categorie presenti sull’app, hanno registrato un costante aumento le ricerche di Videogame (+15%), in particolare di retrogaming e console, Musica (+10%), con particolare riferimento agli strumenti musicali e Libri che ha segnato sempre un +10%. “Attraverso un sistema di geolocalizzazione, la nostra app mette in contatto persone che si trovano nelle vicinanze, consentendo di fare affari acquistando o nel negozio sotto casa o da privati che mettono a disposizione oggetti che non usano più, evitando di ricorrere all’e-commerce, – spiega Mattia Sistigu, COO di Xtribe – Le categorie di retrogaming, libri e strumenti musicali sono emblematiche perchè capita spesso che, crescendo, le passioni e gli interessi cambino. Ma perchè allora non concedere una seconda chance a questi oggetti? Soprattutto negli scambi tra privati questo diventa possibile in modo molto semplice e veloce su Xtribe: una volta trovato l’oggetto desiderato, si prendono direttamente accordi per incontrarsi e finalizzare l’acquisto, utilizzando una chat interna. Con l’opzione del baratto, inoltre, si abbattono completamente gli sprechi con un incontro perfetto tra domanda e offerta reciproche“.
Da un’analisi sui 700.000 download di Xtribe è emerso proprio che negli ultimi 3 anni è aumentata del + 15% la tendenza a ricorrere alla modalità baratto.
Questa “forma di pagamento”, alternativa alla vendita, non solo si traduce in un vantaggio per il portafoglio ma ha anche un impatto sociale ed ambientale positivo. “La nostra app, grazie alla geolocalizzazione non solo dà la possibilità alle persone di fare affari che soddisfano entrambi gli attori, nei pressi della propria abitazione, ma crea anche degli effetti virtuosi sia sociali, rimettendo i quartieri al centro delle città e delle relazioni sociali, sia ambientale perchè limitando gli spostamenti si evitano emissioni di CO2. Inoltre lo scambio tra privati allunga la vita degli oggetti e questa dinamica, moltiplicata per migliaia di utenti, può avere un impatto tangibile sull’ambiente”.
Oltre a favorire l’economia circolare e un consumo eticamente sostenibile, la app Xtribe infatti incentiva gli acquisti nei negozi sotto casa, mostrando quello più vicino dove acquistare l’oggetto da collezionismo tanto desiderato, senza dover ricorrere all’e-commerce. In questo modo le attività commerciali locali vengono promosse e gli acquisti diventano più consapevoli, abbassando la percentuale dei resi: “Forse non si presta attenzione, ma il commercio online è molto più inquinante di quello fisico. Infatti ogni volta che si finalizza un acquisto online si aziona il gigantesco sistema dei corrieri, che molto spesso viene sovraccaricato, anche a causa di politiche dei resi molto semplici, che non favoriscono acquisti ben ragionati, come quelli in negozio” conclude Mattia Sistigu.